martedì 5 gennaio 2021

Cobra Kai III

Questa è una recensione/analisi che scrivo più per me che per voi poveri follower di questo blog, per un paio di motivi: il primo è che al momento non ho nessuno con cui parlare della terza stagione di Cobra Kai, che come le due precedenti ho bingiato in due giorni consapevole che poi sarei andata in crisi diastinenza (e senza un fandom così attivo da poter fornire fanfiction con cui andare avanti fino alla quarta).
Il secondo è che sto facendo fatica a riprendere in mano il blog quindi ho deciso di provare a sbloccarmi scrivendo di qualcosa per cui sto in fissa al momento, invece di fissare con tristezza lo schermo mentre cerco di convincermi a scrivere tutte le recensioni con cui sono rimasta indietro.

Ci saranno molti spoiler su tutto, un po' perché ho bisogno di parlare nel dettaglio di questa stagione, un po' perché ho scoperto che non sono solo io che - a volte - mi convinco a recuperare qualcosa leggendo spoiler.

Col finale della seconda stagione avevamo lasciato i nostri eroi nel loro punto più basso: la rivalità tra il Cobra Kai e il Miyagi-Do aveva raggiunto il punto di rottura, sfociando nella terribile rissa alla scuola conclusasi con Miguel in coma, Robby in fuga, Amanda che ha lanciato a Daniel un ultimatum per fargli abbandonare il karate, Johnny ubriaco e distrutto dopo aver essersi trovato con il figlio putativo in coma, quello vero in fuga per aver mandato quello putativo in coma, e Kreese che gli ha sottratto il dojo e gli studenti.

La terza stagione inizia due settimane dopo ed è subito chiaro che ci troveremo di fronte ad una stagione di transizione: ogni personaggo deve fare i conti con le conseguenze di quanto accaduto.
Questo permette di portare avanti l'operazione nostalgia mescolandola però col messaggio che non si può essere costantemente condizionati dal proprio passato: Daniel, per salvare la concessionaria, deve recarsi in Giappone così da avere poi una scusa per fare una deviazione ad Okinawa. Sono episodi dove ho avuto nostalgia per un film che non ho visto perché si va a toccare quanto successo in Karate Kid II, anche se l'uso sapiente dei flashback mi ha permesso di non perdermi nulla. Abbiamo la presenza di Miyagi più forte che mai in quegli episodi ed è qui che Daniel sembra finalmente riuscire a trovare un equilibrio, quello che millantava nelle precedenti due stagioni e che invece non aveva: non solo viene a scoprire delle nuove tecniche del Miyagi-Do, ma incontrare nuovamente Chouzen credo gli abbia permesso di realizzare quanto sia rimasto ancorato agli eventi di trent'anni prima, perché Chouzen lo percula malissimo per il fatto che a Daniel non è passato neanche per l'anticamera del cervello che non è più un ragazzino e che - sorpresa! - nella vita si cresce pure.

Contestualmente Johnny si trova nuovamente a rimettere insieme i pezzi di una vita crollata, stavolta per aver fatto la cosa giusta con la persona sbagliata. Riesce a recuperare il rapporto con Miguel e Carmen, ad avere una parte nella guarigione del ragazzo, apre un nuovo dojo e riesce a "salvare" qualcuno dei ragazzi ancora nelle mani di Kreese. Fallendo miseramente con Robby, però, e di questo parlerò dopo nella parte dedicata ai difetti, in un super rant dato anche dalla mia professione.

Tuttavia, riagganciandosi alla trama di Daniel, anche lui ha bisogno di risolvere le questioni in sospeso del passato, e in questo contesto è più che appropriato il ritorno di Ali.
Ali è il motivo scatenante della rivalità tra quelli che ormai sono i due protagonisti: è per lei che tutto è iniziato e per questo non ho trovato forzato che sia proprio lei a fare quello che nessuno è riuscito a fare in due stagione e mezzo, ossia ridimensionare i motivi per cui questi due uomini proprio non riescono ad andare d'accordo anche quando dovrebbero per il bene di una dozzina di minorenni che a questo punto rischia seriamente la galera.
Più il fatto che finalmente la vediamo esprimere la sua opinione su quanto accaduto, non essere semplicemente la bella statuina per cui i due eroi si sono scannati in gioventù.

In contrapposizione a tutto questo abbiamo Kreese: Kreese è un personaggio assurdo, un residuato bellico dei film anni '80, in grado di presentarsi sempre con la faccia migliore a chi non lo conosce (l'anziano veterano che con piglio duro insegna la disciplina a degli adolescenti per prepararli alla vita) quando in realtà è uno psicopatico in grado di fare il lavaggio del cervello a dei ragazzini, fornendo una scusa a chi ha già tendenze violente, e manipolando biecamente quelli più fragili con un'illusione di stabilità.
A questo giro abbiamo flashback girati appositamente per l'occasione che lo riguardano, che ci spiegano come sia diventato il mostro che ci troviamo davanti. Ho apprezzato particolarmente due cose: la prima è il circolo di violenza ed abusi che si ripete, come anche il giovane Kreese sia stato plasmato da un "cattivo insegnante". La seconda è che questo non giustifica assolutamente quello che lui sta facendo.
È evidente che Kreese insegni ai ragazzi a combattere una guerra con ogni mezzo - legittimo o meno - perché per lui la guerra non è mai finita, e mentalmente si trova ancora in Vietnam. Ma è anche evidente che quella di abbandonare completamente la propria umanità è stata una scelta consapevole che lui ha fatto quando tra l'altro non ce n'era più bisogno: se Daniel e Johnny si stanno lasciando alle spalle il passato, lui è quello che non l'ha mai fatto.
Ma Cobra Kai è anche una serie profondamente teen, come i film di cui è seguito, e quindi abbiamo importanti storyline con protagonisti gli adolescenti.
Qui, secondo me abbiamo modo di vedere - oltre ai pregi - i forti difetti della serie: certe svolte di trama sono molto in stile soap-opera, e alcune portano all'estremo la sospensione dell'incredulità.

Dopo la rissa, era ovvio che le cose non sarebbero più state le stesse: Tory è stata espulsa, Robby è finito in riformatorio per aver buttato giù dalle scale Miguel, Sam soffre di stress post traumatico e Miguel deve guarire dalle proprie ferite, con tutta la frustrazione dovuta al non essere più forte come prima.
Se Miguel e Sam hanno un percorso estremamente costruttivo, dove imparano a rimettere in piedi (per Miguel in senso letterale) e a superare le difficoltà e i pregiudizi dovuti all'appartenere a due dojo così diversi e riscoprire i sentimenti che provano l'uno per l'altra, Tory e Robby sono in una spirale discendente.
Tory, con una madre malata e un fratellino piccolo, è completamente irretita da Kreese che si è presentato come l'unico adulto disposto a tenderle una mano e sostenerla, e quello che è peggio è che sembra completamente convinta che ciò che lui le sta insegnando sia un sano modo di incanalare la rabbia.

C'è da dire che il modo in cui Kreese sta plagiando i ragazzi è uno dei punti dove la sospensione dell'incredulità inizia a scricchiolare: non sono più bulli, sono criminali che - nell'ultimo episodio - mettono in piedi una vera e propria home invasion dove devastano la casa dei LaRusso e non solo si picchiano, ma cercano di farsi davvero del male serio.
E lì la domanda è lecita: ma invece di andare a menare a sangue Kreese e lanciarsi imbarazzanti sfide agonistiche, perché cavolo non hanno chiamato la polizia?
Spero nella prossima stagione provino quantomeno ad accennare che l'hanno fatto per tutelare i ragazzi (che per ora vedono più come vittime inconsapevoli di Kreese che individui dotati di capacità di giudizio), perché giuro che non si capisce come mai nessuno tranne Johnny, Daniel e Amanda sembri realizzare che c'è un gruppo di adolescenti con comportamenti sempre più violenti che gira per la città.
Ma poi questi non hanno dei genitori che si preoccupano nel vederli coperti di lividi, o sempre più indottrinati?

Però dove la mia sospensione dell'incredulità ha ceduto è nella sottotrama di Robby. Non perché alla fine lo vediamo schierarsi con Kreese (ci sono tre sensei e tre ragazzini protagonisti, chi avrebbe mai potuto cambiare schieramento per dare ad ognuno un campione?), ma perché questo povero ragazzino è quello con cui non solo tutti falliscono ma non sembrano nemmeno provarci.
Daniel - il suo adulto di riferimento - l'ha mandato affanculo una volta a stagione, ci sta che a questo giro sia Robby a ricambiare.
Johnny... io a Johnny voglio bene ma come padre fa schifo: i suoi tentativi di occuparsi del figlio sono timidi e sporadici, si interrompono appena Robby lo respinge. E per quanto il suo rapporto con Miguel sia il cuore della serie, lo mette sempre al primo posto e non ha ancora capito che questo è uno dei motivi per cui Robby è così arrabbiato.
Non è andato a trovare suo figlio in riformatorio per rimanere in ospedale con Miguel e poi si sorprende pure se quello ci rimane male non lo vuole più vedere.
Robby che aspetta Johnny. Che non andrà.
Io sono un'assistente sociale e con Robby mi stavo mettendo le mani nei capelli: questo figliolino ha sedici anni, la madre in riabilitazione, è già stato abbandonato alcune volte trovandosi a vivere da solo, è in riformatorio... e nessuno si è preoccupato di sapere dove sarebbe andato dopo? Nessuno ha fatto un progetto?
Daniel e Johnny non solo non hanno smesso di litigare neanche quando sono andati a prenderlo, ma poi lo lasciano andare via sapendo che non ha una casa, convinti che se non lo seguono, non lo cercano, lo lasciano letteralmente dormire per strada, allora miracolosamente capirà che ci tengono a lui. Ma sono completamente cretini?
Per non parlare del finale quando ormai sanno che non solo Kreese è un pazzo psicopatico, ma che ha anche provato ad ucciderli, e lasciano Robby con lui perché il sedicenne traumatizzato con sindrome da abbandono gli dice di farlo.
Ma capisco che non ci fosse scelta, non è come se fosse un minorenne non emancipato su cui Kreese non ha alcuna tutela legale.
Com'è possibile che Robby non sia affidato ai servizi sociali in primo luogo? Non ha un genitore che possa occuparsi di lui (perché Johnny a questo punto una denuncia per abbandono se la meriterebbe pure), non ha un adulto di riferimento, possibile che nessuno abbia fatto una segnalazione di pregiudizio?

E lo so che è un telefilm con forti tinte teen drama con risvolti pescati a piene mani dagli anni '80, ma non riesco a non sclerarci sopra.

Comunque, in definitiva, Cobra Kai rimane una serie con fortissimi difetti che però vengono superati alla grande dai pregi. Continua ad essere la migliore operazione nostalgia messa in campo da uno studio, e il profondo amore e rispetto che chi ci lavora prova per il franchise è evidente in ogni episodio.
Questa stagione, poi, riesce ad intrattenere pur essendo più cupa delle due precedenti ed essendo appunto dieci episodi in cui si va a preparare la scacchiera per quanto succederà nella quarta e rimangono presenti i momenti comici (Johnny vs. facebook, ad esempio), senza contare la scena finale che mi ha fatto venire i brividi e scendere le lacrimucce e per la miseria Netflix, lasciami godere del momento senza mettermi subito la pubblicità di altra roba!
La cosa strana è che, ora come ora, una parte di me spera vivamente che questa serie vada avanti per un sacco di stagioni (è molto apprezzata e chiaramente costa molto meno degli altri prodotti di Netflix), però per come è stata impostata questa terza stagione, non vedrei male la quarta come chiusura della storia.
Spero vivamente che arriveremo a vedere un riscatto completo di Johnny, come uomo, come sensei, e come padre.
Se le merita lui e ce lo meritiamo noi.

2 commenti:

  1. Mi son fermata a leggere appena hai detto spoiler.... XD
    Allora io ho visto Karate Kid e di solito i sequel fatti anni dopo non mi piacciono, ho visto che questa serie è piaciuta a molto ma io resto un po' titubante...

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    1. Dalle una possibilità: è fatta veramente bene e non sono moltissime le serie create con così tanto cuore.
      Se vuoi ho recensito anche le prime due stagioni, senza spoiler. Qui avevo bisogno di sfogarmi 😅

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