Mi sono dovuta arrendere all'evidenza: per recuperare le recensioni perdute di questi mesi ne usciranno diverse in versione ridotta, anche se mi spiace... in particolare per
La dea in fiamme, ossia un libro che ho molto apprezzato e che ha chiuso degnamente una trilogia che mi ha particolarmente convinto e finora avevo recensito volume per volume.
Ma il testo l'ho letto una vita e mezzo fa, non me lo ricordo più così bene da poter articolare una recensione approfondita - o quantomeno più approfondita di questa.
La dea in Fiamme è il volume conclusivo della trilogia La Guerra dei Papaveri, e mi è piaciuto davvero tanto: non è un libro perfetto, ma nelle sue pagine possiamo trovare un'evoluzione coerente per quanto riguarda i personaggi, in cui possiamo vedere quanto l'esperienza della guerra li abbia profondamente segnati. È anche un libro che mostra con peculiare realismo - soprattutto tenuto conto del target di riferimento - come vincere una guerra e ricostruire un paese devastato dalla guerra appena vinta siano due cose completamente diverse e riuscire a fare una non vuol dire affatto essere in grado di fare anche l'altra. Allo stesso modo, in questo volume il tema fino ad adesso accennato del colonialismo culturale emerge con prepotenza mostrando come la violenza non sia solo quella fisica, e come faccia malissimo comunque.
Dicevo però che non è un libro perfetto: la componente fantasy rimane sempre sottotono, che non mi darebbe fastidio se i mirabolanti poteri di Rin avessero una qualche costanza, e poi ad un certo punto arriva una sottotrama a mio avviso completamente inutile perché non solo va a dare una conclusione a personaggi che potevano tranquillamente essere lasciati dove stavano e sarebbero stati conclusi comunque, ma le conseguenze sulla trama sono circa zero e almeno io non sentivo il bisogno di un approfondimento in tal senso.
Però rimane un testo valido, e il finale è l'unico che avesse un senso, qualsiasi altra cosa sarebbe stata una forzatura.
Lei che divenne il Sole, di Shelley Parker-Chan, è un libro che al contrario del precedente ho letto in tempi recenti. Il problema, per lui, è che l'ho letto per provare ad uscire dal blocco del lettore: il risultato è che ci ho messo una vita a leggerlo, mi sono arenata malissimo nella parte centrale e in generale pur non reputandolo un brutto libro ora come ora lo associo ad una brutta esperienza di lettura.
Questo testo, primo di una duologia ancora in corso, è un fantasy storico che va a riscrivere le vicende di Zhu Yuanzhang, che divenne il primo imperatore della dinastia Ming, con un interessante plot twisti: Zhu è una donna che ha deciso di spacciarsi per uomo al fine di ereditare il destino di gloria destinato al fratello - morto bambino.
È un libro interessante, di quelli che lo senti che è un'opera prima e senti anche che l'autrice ha talento da vendere a pacchi, con una trama intrigante e personaggi ben delineati. L'identità di genere, l'orientamento sessuale, sono tematiche presenti ed inserite con grande naturalezza, così come il concetto che bisogna lottare per guadagnarsi il proprio destino.
Il problema più grosso, a mio avviso, è che dopo un inizio folgorante il ritmo rallenta molto nella parte centrale. Non so però quanto sia un problema effettivamente grave: sospetto di aver accusato particolarmente il colpo perché l'ho letto nel periodo sbagliato, e non è il genere di testo in grado di salvarmi da un blocco del lettore.
Insomma, in definitiva non è un libro che sconsiglio, però non posso neanche dire di averlo amato. Ma leggerò il secondo, sperando che la penna dell'autrice nel frattempo si sia affinata.