venerdì 17 febbraio 2023

La mia fuga alcolica

La mia fuga alcolica, di Kabi Nagata.

Continua la pubblicazione in Italia delle opere di Kabi Nagata: dopo La mia prima volta e Lettere a me stessa, è il momento de La mia fuga alcolica.

Anche dopo il successo, la vita di Kabi Nagata non certo diventata più facile, e ai suoi problemi si aggiunge un devastante blocco creativo. Così si ritrova a bere sempre di più, fino a dover essere ricoverata in urgenza per una pancreatite alcolica e non solo. 
Ricordando i giorni in ospedale e la convalescenza, questa giovane e sincera autrice torna a raccontarsi.

In questo terzo report, dopo l'analisi del crollo e il focus sul tentativo di rimettersi in piedi, vediamo un altro dei momenti bui dell'autrice: con una carriera ormai ben avviata, con tentativi consapevoli di mantenere sui giusti binari la salute mentale, vediamo la nostra Nagata cadere in fallo, con uno dei metodi più semplici e traditori che spesso si usa per rilassarsi nei momenti di crisi: l'alcool.
Cosa potrà mai andare storto, quando una persona fragile, con problemi mentali, si affida al bicchierino per sentirsi meglio?
Eh, succede che a una certa si ritrova in ospedale con dolori lancinanti, e scopre con sgomento che il suo innocente vizietto alla fine tanto innocente non è, e si è - in effetti - trasformato in un serio problema con conseguenze a lungo termine sul fisico e sulla salute.

Questo volume, per certi versi, è ancora più a fuoco rispetto a Lettere a me stessa: vediamo l'autrice concentrarsi su un preciso aspetto del suo percorso di vita, la dipendenza e la disintossicazione.
Vediamo come quella che credeva un'innocua abitudine sia in realtà una cosa infida, delle sabbie mobili, in cui lei si ritrova dipendente sia mentalmente sia fisicamente.
Costretta a letto, costantemente monitorata, Nagata si trova obbligata - di nuovo - ad analizzare sé stessa, a mettersi sotto il microscopio, a capire quali meccanismi la muovano, la facciano andare in determinate direzioni. 
Si nota, in questo volume, una maggiore consapevolezza: col tempo è diventata più brava nell'individuare il problema che la affligge. Nel rendersi conto che parte della fonte di stress è il bisogno di realizzarsi scrivendo opere originali, e come negarsi al lavoro per cui è portata causi tanto dolore quanto rischiare di ferire chi si ama mostrando al mondo le ferite e i fallimenti.
Di pari passo alla presa di coscienza del proprio talento e del genere in cui desidera specializzarsi come professionista, vediamo Nagata lavorare sulla propria salute, su come staccarsi dall'alcool ed adottare uno stile di vita più sano ma allo stesso tempo piacevole, capire quali limiti infrangere e come impedire che l'occasionale infrazione delle regole crei un effetto valanga di danni.
La mia fuga alcolica continua con la narrazione che Nagata ha deciso di portare avanti: non c'è più la brutale novità del primo volume, ma un assestamento su un buon livello di qualità. Certo, a mio avviso c'è il rischio di scadere nel voyerismo, nel vedere i momenti più degradanti di questa donna, ma bisogna ricordare che è lei ad aver preso la decisione di mostrarsi in questo modo.
E come sempre non si possono che rinnovare gli auguri per un più sereno futuro.

2 commenti:

  1. Sono ancora ferma al primo volume! :(
    Spero di riuscire a recuperare, tanto più se la qualità dei successivi - come mi pare di capire - riesce a tenersi su dei buoni livelli...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rimane su buoni livello ma con rischio di ripetitività 🤔

      Elimina