Avevo detto che avrei continuato la serie appena uscita in economica, ed eccomi qua.
Londra. L'eccentrico scrittore Owen Quine non si fa vedere da giorni. Non è la prima volta che scompare improvvisamente, ma non è mai stato via così tanto tempo e la moglie ha bisogno di ritrovarlo. Decide così di assumere l'investigatore privato Cormoran Strike per riportare a casa il marito. Ma appena Strike comincia a indagare, appare chiaro che dietro la scomparsa di Quine c'è molto di più di quanto sua moglie sospetti. Lo scrittore se n'è andato portando con sé il manoscritto del suo ultimo romanzo, pieno di ritratti al vetriolo di quasi tutte le persone che conosce, soprattutto di quelle che ruotano attorno al suo mestiere. Se venisse pubblicato, il libro di Quine rovinerebbe molte vite: perciò sono in tanti a voler mettere a tacere lo scrittore...
Questo secondo volume dedicato alle indagini di Cormoran Strike mi è piaciuto tanto, ma tanto più del primo: non so, probabilmente è perché l'ho letto assieme a Flame in the mist, ma ad un certo punto mi sembrava il libro più bello del mondo... e sono sicura che c'entri l'involontario confronto con quella che è stata una delle letture peggiori del 2017, perché la parte investigativa è quella che mi ha convinta di meno, e parliamo di un giallo di 556 pagine. La parte investigativa è leggermente consistente.
Ma passiamo al libro in sé per sé: ritroviamo i nostri eroi intenti ad affrontare le conseguenze del caso Laudry... ossia la fama. Ciò comporta un carico di lavoro che se da un lato mette abbastanza al sicuro le finanze dell'attività, dall'altro è difficile da gestire per due sole persone, soprattutto se solo una si occupa della parte investigativa vera e propria, per quanto si tratti di base di una infinita sequenza di tradimenti coniugali.
A scuotere la monotonia arriva la signora Quine, il cui marito - scrittore - è scomparso nel nulla assieme al suo ultimo manoscritto.
In questo volume trovano conferma tutte le cose belle del precedente: la cura nella costruzione dei personaggi, ma soprattutto l'usare i casi come "scusa" per osservare una parte di Londra invisibile a chi non ne fa parte. Così come Lula aveva aperto la porta sul mondo della moda e delle celebrità, così Owen Quine ci permette di entrare nel mondo dell'editoria, dipinto in un modo talmente impietoso, pieno di persone ipocrite o invidiose, pronte a pugnalarti alle spalle alla prima occasione e dove nessuno pare sincero neanche per sbaglio... che io un po' mi sono chiesta se alla Rowling è successo qualcosa di orribile, durante e/o dopo Harry Potter. Magari questo è il suo libro che massacra gli editori, e quelli che vediamo sono rappresentazioni di persone reali.
Comunque, lasciando da parte i dubbi e tornando ai lati positivi de Il baco da seta, non posso non notare come anche qui la vittima sia importante: forse è la mia ignoranza in ambito thriller a farmi parlare, ma apprezzo molto come il morto sia considerato un personaggio al pari degli altri, da conoscere e per cui dispiacersi ma senza essere santificato, e non la semplice causa scatenante dell'indagine, qualcosa che deve esserci e per forza e finita lì. Owen Quine era una persona complessa, a tratti simpatico e spesso insopportabile, però cavolo se anche questa volta alla fine non mi dispiaceva un sacco per l'impossibilità di un lieto fine.
Ma se i nuovi personaggi sono ben strutturati, e Cormoran e Robin proseguono la loro crescita in modo eccellente (e apprezzo la naturalezza con cui il loro rapporto è tratteggiato, anche se non ci vedo niente di romantico), non posso che essere ancora più delusa dal trattamento riservato a Matt: questo povero cristo è l'antipatico designato, uno che al momento sembra stato creato col preciso intento di attirarsi le antipatie dei lettori. Geloso, meschino, manipolatore, prepotente... per scatenare un moto di simpatia gli deve letteralmente morire la mamma e, per me, è una caduta di stile: è il fidanzato della protagonista. È l'uomo che Robin vuole sposare, e per quanto lei parli anche dei suoi lati positivi, all'atto pratico non si vedono mai (e penso li abbia, visto che tutti quelli negativi sono legati a Cormoran, apparso nelle loro vite molto di recente).
In sostanza è il classico fidanzato che ti chiedi come mai la protagonista ci sta insieme, come mai non rompono e se si lasciano gioia e gaudio. Sul serio, io tra Cormoran e Robin non ci vedo niente, e il solo motivo per cui penso possa nascere qualcosa tra loro è appunto che Matt sembra troppo creato apposta per essere mollato senza rimpianti.
A meno che, ovviamente, non voglia essere un parallelo con la storia tra Cormoran e Charlotte, ma non mi pare azzeccato.
Vorrò bene a Matt per partito preso |
Insomma, un libro che mi è piaciuto molto e una serie che leggo per vedere come vanno avanti le vite dei personaggi più che per sapere chi è l'assassino.
Ciao! :) Sono contenta che ti sia piaciuto e concordo con te sulla parte più "giallo" del libro... è la meno consistente, e la cosa è strana, però il libro mi era piaciuto parecchio e in queste vacanze spero di riuscire a recuperare il terzo!
RispondiEliminaSono anche d'accordo con te su Matt, che sembra essere il poverino messo lì per farsi odiare, ma a me sta bene trovarlo antipatico ;)
Spero che il terzo esca presto in edizione super-economica perché, a questo punto, voglio disperatamente vedere se Matt e Robin si sposano davvero, e se Cormoran riuscirà a trascurare abbastanza la sua salute da perdere anche il resto della gamba (sul serio, qualcuno lo leghi e lo obblighi a prendersi cura di sé).
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