Un romanzo di cappa e spada. Erano secoli che non ne leggevo uno.
Parigi, anno di grazia 1792. Il Regime del Terrore semina il caos. I “maledetti aristos”, sventurati discendenti delle famiglie aristocratiche francesi, vengono mandati a morte dall’implacabile tribunale del popolo: ogni giorno le teste di uomini, donne e bambini cadono sotto la lama della ghigliottina.
Ma in loro aiuto interviene un personaggio inafferrabile e misterioso, il quale, attraverso rocambolesche e ingegnose fughe, riesce a portare oltremanica i perseguitati del regime, nella libera Inghilterra. Dietro di sé non lascia tracce, se non il proprio marchio: un piccolo fiore scarlatto, che gli varrà il soprannome di Primula Rossa. Ma quale identità si cela dietro questo pseudonimo? Chi è l’audace salvatore, disposto a rischiare la propria vita in nome della nobile causa? L’incognita ossessiona l’astuto e crudele funzionario del governo francese Chauvelin e affascina l’alta società inglese: ma la soluzione del mistero si rivelerà tanto insospettabile quanto geniale. La Primula Rossa, primo di un ciclo di romanzi scritto da Emma Orczy, è stato pubblicato nel 1905. Come scrive oggi Hilary Mantel, «la sua vera forza scaturisce dalla vivida qualità cinematografica della scrittura»: le immagini perfettamente inquadrate, l’emotività travolgente dei personaggi e l’equilibrio efficace tra narrazione e dialoghi hanno infatti conquistato generazioni di lettori e ispirato innumerevoli adattamenti per cinema, televisione e teatro. Ibrido tra spy story, romance e romanzo d’avventura, il ciclo della Primula Rossa viene qui presentato in una nuova traduzione.
Diciamo che il fatto che io abbia letto questo libro è una delle prove del potere del passaparola: nonostante sia un vecchio classico, che ha dato il via ad una serie televisiva, un musical e almeno un film, io non sapevo della sua esistenza, e non credo che gli avrei dedicato più di uno sguardo se non avessi visto qualche recensione su youtube in grado di farmi pensare "mi sa che potrebbe piacermi".
La premessa è, al giorno d'oggi, un po' scontata: un eroe con un'identità segreta che lotta per il bene, intelligentissimo, abile nel combattimento, in grado di superare in astuzia i suoi avversari e di mettere in piedi strategia audaci e folli? L'abbiamo visto in Zorro, l'abbiamo visto in Batman, alcuni aspetti li abbiamo visti in 007.
Eppure questa è una delle prime, se non la prima, volta che si vede (1905). Il che vuol dire che ai nerd misogini che ritengono i fumetti appannaggio maschile possiamo rispondere che i super-eroi e le spy-story li ha di base inventati una donna.
La Primula Rossa narra le gesta dell'omonimo eroe: ambientato all'inizio degli anni del Terrore, noi vediamo questa misteriosa figura gettare nel caos la Francia salvando dalla furia indiscriminata della Rivoluzione più nobili possibile, e portandoli in Inghilterra.
La cosa interessante, però, è che noi non seguiamo esattamente le sue gesta: per buona parte del romanzo sono un sentito dire.
La nostra protagonista, infatti, è Marguerite St Just: francese di nascita, è divenuta una nobildonna inglese dopo il matrimonio con Sir Percy Blakeney, bellissimo, ricchissimo... e intelligente come un sasso. Un matrimonio bizzarro, all'apparenza dettato dallo scarso intelletto di lui e l'ambizione di lei, visto che Marguerite è una giovane donna estremamente brillante e sagace, ma di umili natali. In realtà è più complicato di così, ma a sorpresa le vicende di una coppia in crisi riveleranno di avere un peso nella storia maggiore di quanto avevo pensato inizialmente: Marguerite ha sposato Percy non tanto per i soldi quanto perché innamorata... dell'amore che lui le ha dimostrato, e una volta venuto a mancare quello a causa di un segreto della ragazza uscito fuori nel modo peggiore noi lettori ci troviamo con due persone profondamente infelici, cosa che - ovviamente - ha grosse ed importanti conseguenze nella loro caratterizzazione e nelle loro motivazioni.
Percy e Marguerite sono umani, con sentimenti complessi che hanno conseguenze nelle loro azioni, che si ripercuotono nello svolgimento della storia.
Se i personaggi principali sono quindi promossi a pieni voti - soprattutto Marguerite - perché, oltre a essere scritti bene, scappano ai cliché di ben due epoche (quella in cui è stato scritto il libro, e quella in cui è ambientato), per l'ambientazione le cose si fanno un pochino più complesse: all'inizio, sarò sincera, non mi piaceva la demonizzazione della Rivoluzione Francese perché la Orczy è di parte, e non quella del popolo. Mostra la violenza, la vendetta sfuggita di mano, l'inizio della paranoia che porterà sul patibolo anche i rivoluzionari, ma si vede poco o niente di ciò che ha portato a tale situazione, di come la Rivoluzione sia stata indubbiamente terribile ma che non è nata dal niente, o perché un necromante ha fatto un incantesimo o qualsiasi fosse la premessa di Anastasia (a tal proposito consiglio la miniserie del 1989: oltre a essere molto bella ci permette di vedere Christopher Lee nei panni del boia e Jane Seymour in quelli di Maria Antonietta... cosa esilarante perché ha interpretato pure Marguerite in uno degli adattamenti di questo libro). Questo tende a ripercuotersi, almeno in quello che è a conti fatti il primo volume di una serie, in una caratterizzazione più semplice dei personaggi secondari: gli inglesi nobili tendono ad essere buoni, perché parteggiano la Primula Rossa e il suo gruppo e danno asilo ai francesi fuggiti, mentre i francesi... no. L'unico a cui viene dedicato un po' più di spazio e Chauvelin, la nemesi della Primula Rossa: un po' Javert, un po' Zenigata, mi è sembrato un nemico minaccioso e alla pari per Marguerite, ma destinato inesorabilmente a perdere contro l'eroe mascherato.
Però ecco, considerato che questo non desidera essere un libro 'serio' e storicamente attendibile più di quanto volesse esserlo I tre moschettieri, dopo pochi capitoli mi sono abituata e ho smesso di pensarci: in fin dei conti per quanto possano esserci dei difetti, per quanto in certi punti si senta che è stato scritto più di un secolo fa, si tratta di un libro con uno stile che cattura, molto cinematografico, che ha creato alcuni set narrativi che sono rimasti nel nostro immaginario come l'eroe che nasconde la propria identità indossando una maschera anche in pubblico, o le basi per le storie di spionaggio.
Solo per questo meriterebbe di essere letto, se poi ci aggiungiamo anche che è davvero una lettura divertente non posso che consigliarvelo.
E speriamo che vengano tradotti anche gli altri (siamo di fronte al classico caso in cui il libro è autoconclusivo, ma ti lascia con la voglia di leggere nuove avventure prima di subito).
Questo libro è in wishlist da una vita, ma non mi sono mai decisa a prenderlo. La tua recensione potrebbe essere la spinta che mi serviva! ;)
RispondiEliminaSecondo me merita assai :D
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