venerdì 17 gennaio 2020

Berserk

Berserk, di Kentaro Miura.

Era un oggetto troppo pesante per essere chiamato spada. Troppo spesso, troppo pesante e grezzo. Non era altro che un enorme blocco di ferro.

Nella prima pagina di Berserk un tizio fa sesso con un demone e poi lo sbudella. Quattro pagine dopo quello stesso tizio ammazza brutalmente altre cinque persone. Sei pagine dopo c'è un cannibale che a confronto Hannibal Lecter è un dolce vegetariano.
A questo punto la me stessa sedicenne iniziò a sentirsi molto trasgy per star leggendo Berserk, mentre la parte del cervello che si occupa di Conseguenze a Lungo Termine iniziò a chiedersi se anche altre figure professionali, oltre a chi vende alcolici e sigarette, non debbano confermare l'età del cliente.

Berserk è l'opera più famosa di Kentaro Miura: iniziato nel 1989 (e ancora in corso) è uno dei capisaldi del genere dark fantasy. Ma del tipo che a confronto Game of Thrones è una storia da leggere la sera ai bambini per farli addormentare.
Di che cosa parla?
Siamo in un mondo fantasy medioevale, con guerre e guerriglie pressoché continue, dove i ricchi e i predoni fanno il bello e il cattivo tempo con la gente comune mentre la magia e le creature magiche sono in quel limbo che sta tra il mito e qualcosa che esiste davvero.
Noi seguiamo le avventure di Gatsu, il Guerriero Nero: privo di un occhio, di un braccio, il nostro eroe antieroe è cinico, cattivo in modo gratuito, non ha pietà né empatia. È arrabbiato, violento, e stronzo.
È anche forte in modo inumano, e infatti non è agli umani che da la caccia: Gatsu insegue gli Apostoli, tipo dei demoni ma più potenti e malvagi.
I primi numeri di Berserk sono strani: si viene lanciati nella storia senza un contesto, un background. Non si sa cosa stia succedendo, a chi, o perché, si rimane per i meravigliosi disegni e per l'epico splatter.
Poi, però, le cose cambiano: Miura, dopo averci spiazzato con mostri che non hanno dell'umano e averci lasciato intuire un bel po' di dramma personale, inizia il flashback.
Ci mostra come siamo arrivati fin qui, e trasforma Gatsu da classico personaggio con passato misterioso a personaggio che conosci intimamente, di cui hai sentito e sofferto ogni ferita e cicatrice. E la cosa bella è che questa nuova complessità non riguarda solo lui, ma è tutta la narrazione che si arricchisce di livelli e chiavi di lettura: si comincia con mostri pesi e massacri, e improvvisamente troviamo una storia di guerra, intrighi politici, profezie, una profondità umana incredibile. Perché non è la mera trama a rendere Berserk un capolavoro: abbiamo una storia con grandi amicizie, amori, tradimenti, odio e passione.
Un fumetto che inizia con un tizio che fa sesso con un demone, e in realtà scopri che parla dell'uomo che si oppone al destino, del peso della solitudine, di cercare il proprio posto nel mondo, del ribellarsi a quello che non si ritiene giusto.
Che poi la violenza, il sangue, i massacri e le... cose brutte, ma brutte davvero, rimangono e fomentano tantissimo, ma è la profondità della storia a spiccare così tanto da renderle quasi secondarie.
E ragazzi, sul serio, il rapporto tra Gatsu e Griffith è uno dei più complessi, ambigui, difficilmente interpretabili che si possano trovare in giro.

Ovviamente, essendo un manga così longevo, la qualità è altalenante: ci sono molti archi narrativi e sfiga ha voluto che il più forte - L'età dell'oro - fosse tipo il terzo lasciando quindi l'impressione di un lento declino. Che per un bel po' è stata solo un'impressione: Lost Children per me è spettacolare, e allo stesso modo La Festa della Rinascita è una parte di trama che mi piace molto. Dopo, però, concordo che inizia a peggiorare, complice il fatto che Miura sembra quasi volersi spostare verso una storia di stampo fantasy più classico (tipo decostruzione al contrario), inserendo personaggi che sembrano far parte di un'altra serie, e poi mettendo troppi comprimari: insomma, diciamo che al momento Berserk rischia un'ottava stagione di Game of Thrones.

Ma nonostante tutto, per quanto ora come ora non si capisca bene dove voglia andare a parare (o meglio, non si capisca perché non stia andando dove tutti sappiamo che deve andare), nonostante sia in corso da circa trent'anni (anche se Miura ha annunciato la prossima fine non ci credo finché non lo vedo), se si apprezzano le storie cupe, violente, e molto più profonde di quello che sembrano, Berserk è indubbiamente un'esperienza di lettura da fare.
Lo è anche se si ama un personaggio principale che suscita sentimenti contrastanti: citando Il Trono del Muori: "Con Gatsu oscilli sempre dal 'Oh poverino, ma perché gli succede tutto questo?' al 'No. Proteggete gli altri da lui' ".
Nota frivola: pare che C.S. Pacat per l'aspetto di Laurent e Damen si sia ispirata a Griffith e Gatsu.
Nota non frivola: se avete dubbi circa questa serie, guardatevi i riassunti della trilogia cinematografica de Il Trono del Muori. E per il vostro bene, state lontani dalla serie animata del 2016.

3 commenti:

  1. Sicuramente è interessante, ma per capirci... più o meno di quanti numeri stiamo parlando, visto che esiste da trent'anni? Giusto per decidere se ci posso fare un pensierino, oppure è meglio che lascio proprio perdere!

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    1. Essendo così longevo ha avuto diverse edizioni in Italia. Nella mia sono 40 numeri, non è uno dei più corti ma ci sono manga decisamente più lunghi in giro 😊

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    2. Ah, bè, sì, essendo in giro da così tanto 40 sono pure pochi! :)
      Grazie!

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