With all the humour and humanity that have made his novels so enduringly popular, this collection brings Pratchett out from behind the scenes of the Discworld to speak for himself – man and boy, bibliophile and computer geek, champion of hats, orang-utans and Dignity in Dying.
Non credo sia un mistero, per voi lettori di questo blog, quanto io ami e veneri Terry Pratchett: credo sia il mio autore della vita, quello che avevo sinceramente creduto che avrei incontrato, che un giorno avrei avuto la disponibilità economica e il coraggio per andare a una convention inglese per un firma copie.
Le cose sono andate diversamente, e io ancora non ho ben realizzato che ad un certo punto finirò i libri di Terry Pratchett, e di postumi non ce ne saranno più per sua volontà.
Immagino che non volesse diventare come Tolkien, che a momenti pubblica più da morto che da vivo.
Ma rimane il fatto che io sono lì che guardo l'ultimo libro di Mondo Disco e non so quanto (se) troverò il coraggio di leggerlo, di mettere per forza la parola fine.
Quindi è giunto il momento di uscire da Mondo Disco ed esplorare il resto della produzione di sir Terry Pratchett, per rimandare l'inevitabile.
L'inevitabile, in libreria dal 2015 |
A slip of the keyboard non è il mio genere di libro: non è un libro di narrativa, non è una raccolta di racconti, non è un saggio, bensì è una raccolta di articoli e di discorsi, che seguono la carriera di Pratchett.
Sono molto frammentari, il filo conduttore a volte è labile... ma nel caso specifico il filo conduttore è la mente di Terry Pratchett, ossia una delle mie menti preferite del pianeta e quindi ho letto queste pagine, queste parole, questi pensieri, con il sorriso e tanta malinconia. Sono riflessioni sul mondo dell'editoria, sull'essere scrittori (anche a prescindere dall'editoria).
Sono discussioni ed analisi del genere fantasy, come sia importante la profonda conoscenza dei classici e delle regole per scrivere qualcosa di innovativo e che rompe le regole, di cosa voglia dire essere lettori in generale e lettori di un genere che gli accademici detestano profondamente.
Si parla dei firmacopie e dei tour mondiali, si parla di rispondere alle lettere dei fan e di trovare il portatile ideale.
E ovviamente, quando arriva il momento, si parla dell'Alzheimer, di avere una malattia all'apparenza meno grave di altre, ma in realtà più spietata.
Pratchett lo dice, che di tumore al cervello si può guarire ma dalla demenza senile no.
Perdersi un pezzo dopo l'altro, sperando solo che parlandone lui, figura pubblica, possa esserci un dopo. Cercare di smuovere le acque per la ricerca, perché se non puoi guarire prova ad essere d'aiuto a chi sarà malato dopo di te.
L'aveva detto, in uno dei libri di Tiffany Aching, che si deve parlare per chi non ha voce, e Pratchett ha usato la sua voce, raccontato con dignità la sua malattia e le sue condizioni, anche per dare voce a tutti gli anziani malati di Alzheimer, affetti da demenza senile, che nessuno guarda, importanti solo per le loro famiglie, se le hanno.
E quindi niente: la costante di Terry Pratchett è che ti fa ridere, ti fa riflettere, da forma ai tuoi pensieri, e quando vuole ti pugnala al cuore.
Che grande lacuna, lui...
RispondiEliminaEh sì, è una grande lacuna.
EliminaA me già mi commuove la tua recensione, che farò quando lo leggerò? Perché comunque finisce subito in WL!
RispondiEliminaImmagino farai come me, e ti troverai con la lacrima traditrice nell'occhio :(
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