domenica 13 gennaio 2013

L'Idiota


L'Idiota, di Fedor Dostoevskij.

Con Dostoevskij avevo un rapporto di amore e odio, che grazie a questo libro adesso è decisamente orientato verso uno dei due.
Dostoevskij è l'autore che mi ha fatto superare lo scoglio dei "classici russi": li ritenevo troppo grandi, troppo difficili, troppo impegnativi per me, piccola ingenua lettrice convinta che un classico per essere tale doveva essere noioso. E i russi poi! Come si fa ad empatizzare per personaggi che neanche si capisce come si chiamano? Poi mia madre mi consigliò Umiliati e Offesi, e il ghiaccio si è rotto. I classici russi sono libri come tutti gli altri, col vantaggio che sono lunghi un milione e mezzo di pagine e quindi durano di più.
Da qui l'amore.
E l'odio? Beh, estasiata da Umiliati e Offesi mi sono lanciata in Delitto e Castigo. Abbandonato a metà con disonore perchè, alla fin fine, non è che me l'avesse ordinato il dottore di leggerlo.

È quindi con leggero timore che mi sono avvicinata a L'Idiota. Come sarebbe andata? Amore? Odio? Indifferenza?

Il principe Myskin, ultimo erede di una nobile famiglia decaduta, è "uno che cerca nell'intimo della sua coscienza le motivazioni essenziali del suo modo di essere", mosso dalla candida fede nella fratellanza umana e dal proposito di fare il proprio dovere con onesta e sincerità. Tornato a Pietroburgo dopo un lungo soggiorno in Svizzera per curarsi dall'epilessia, viene travolto dalla vicenda di Nastas'ja Filippovna. Decide di chiederla in moglie per sottrarla ai suoi due contendenti: Rogozin, che per un amore folle alza la sua offerta in denaro, e il segretario del generale Epancim, Ganja, che mira invece alla dote. Ma Nastas'ja, turbata dalla proposta, fugge con Rogozin, mentre del principe si innamora Aglaja, figlia del generale.

La quarta di copertina non rende minimamente giustizia alla complessità della trama, alla quantità di personaggi, alla profondità dei sentimenti descritti, alle tematiche affrontate da questo libro.
Dostoevskij, scrivendo L'Idiota, voleva narrare le vicende di un eroe completamente positivo calato nella dura, crudele realtà. Il principe è quindi un uomo buono. Totalmente buono: ingenuo, onesto, ragiona col cuore, è pronto a umiliarsi per non fare del male e raramente il male lo capisce.
Per questi motivi è considerato da tutti un idiota: solo un idiota non può rendersi conto di quanto si rende ridicolo, e proseguire a testa bassa senza capire quanto la gente possa approfittarsi di lui.

Ma una vicenda del genere come la gestisci per scrivere un romanzo e non un trattato di filosofia? Semplice, la infili in una storia d'amore e passione.
Abbiamo un protagonista puro e innocente, abbiamo una donna perduta e una virtuosa, abbiamo un amante passionale e violento, abbiamo un gruppo di coloratissimi e vivissimi comprimari,  abbiamo una società ipocrita e spietata, abbiamo Dostoevskij come autore.
Già sai che se fai tanto così di affezionarti a qualcuno soffrirai come un cane.

Perchè ovviamente non può andar bene: sotto gli incroci delle vicende dei protagonisti si vede lo scontro tra una persona che non può, per sua natura, piegarsi a regole meschine e una società che non ha posto per spontaneità e bontà d'animo. E la società, come un organismo che si difende da un corpo estraneo, non può fare altro che puntare alla distruzione: rendere atto a Myskin dei suoi pregi significa riconoscere la propria bassezza e per questo egli rimane agli occhi di tutti un povero idiota.
Del resto la bontà del giovane è così totale e priva di tatto da diventare essa stessa una forma di distruzione: Myskin non si difende dalle cattiverie altrui perchè non le concepisce, e tutti si sentono come adulti che abusano di un bambino (non a caso il principe diventa una persona non odiata, ma che non sta simpatica). I suoi tentativi di non ferire nessuno tendono ad offendere tutti. Voler capire le persone gli rende quasi impossibile scegliere. Tutto si sublima nel rapporto con Nastas'ja e Aglaja, di cui non dico niente perchè sarebbe rovinare la sorpresa, ma che lascia con l'idea che nel mondo non ci sia posto per la pura bontà.
Nessuno ne esce indenne, nessuno rimane lo stesso.
Tranne la società, che può guardarsi indietro e parlare dell'idiota.

Su tutto regna non solo la Russia, ma un mondo che molti stavano iniziando a denunciare perchè troppo soffocante e incline a condannare gli uomini per la sola colpa di essere umani.
Libro splendido.








Libro di febbraio per la sfida di lettura: Moby Dick, di Herman Melville.

4 commenti:

  1. Mamma mia!! Mi hai subito fatto venire voglia di uscire, andare in libreria, comprarmi una copia e iniziare a leggerlo :) Io mi sono innamorata di quest'autore leggendo "Delitto e castigo" (Di cui devo ancora scrivere la recensione coff... coff...). Anche se l'hai interrotto a metà, riprovaci tra un po' è meraviglioso :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' davvero bellissimo, e pensare che Dostoevskij lo considera un lavoro non del tutto riuscito O_O
      Delitto e Castigo sicuramente riproverò in futuro, a volte con certi libri è anche una questione di leggerli nel momento giusto :)

      Elimina
    2. Certo, concordo in pieno :) Non posso dirti che sia una lettura scorrevole, ma ci sono alcuni pezzi che fanno venire la pelle d'oca. Sembra che Dostoevskij stia descrivendo una situazione reale, non dei personaggi inventanti, tanto l'analisi psicologica è profonda :)

      Elimina
    3. L'impressione che ho avuto è che Dostoevskij si ispiri parecchio alla realtà che lo circonda, e che citi anche un sacco di fatti di cronaca :)

      Elimina