sabato 14 marzo 2015

Il traditore di Kerry


Il traditore di Kerry, di Lynn Flewelling.

Non capisco perchè, nell'edizione italiana, è stato dato tanto peso a Kerry: non è un posto importante per la trama, è giusto lo sputo di terra in cui è nato Alec e non ci sono mai tornati.
Potevo capire nei primi due libri: Alec viene da Kerry, ed è un arciere, ma qui? Alec non è un (o 'il') traditore. E dirlo è uno spoiler tanto quanto dire che, nell'Odissea, Ulisse non è una donna.
Spoiler free sul libro in questione, ma spoiler sui precedenti.

Con L'arciere di Kerry l'autrice ha inaugurato la saga di Alec, un ragazzo che, ingiustamente incarcerato, in cella conosce Seregil di Rhimine e, quando questi decide di evadere, lo segue senza immaginare neanche lontanamentedove lo condurrà quella fuga. Perché Seregil non è mai esattamente ciò che sembra: è ladro, aristocratico, guerriero, negromante, spia, ha un nome diverso per ogni occasione e cambia aspetto, età, perfino sesso (apparentemente) grazie ad abili mascheramenti. Già perché Seregil è il migliore agente di un regno lontano coinvolto in un oscuro intrigo capace di far tremare troni ed eserciti.

Non so neanche perchè la sinopsi del terzo libro è quella del primo, o perchè dicano che Seregil è un negromante (lol no?). Ma vabbè, passiamo oltre.
Questo terzo libro inizia due anni dopo la fine del precedente, e tante cose sono cambiate: Alec e Seregil si sono ritirati a vita privata, e la guerra tra Skala e Pleminar infuria. La cosa mi ha fatto piacere: in Alec di Kerry il piano nemico era fallito miseramente, ma che questo non solo non abbia fermato Pleminar, ma gli abbia solo precluso la vittoria immediata mi ha fatto pensare che in quella nazione - evidentemente - sono svegli.
Svegli in stile "Facciamo che il piano di incarnare il dio della morte e della distruzione in una persona per usarlo come arma è il piano di scorta. Facciamo che il piano base è infilare le frecce nello sterco così causiamo infezioni mortali a chi colpiamo anche solo di striscio, e che i negromanti li facciamo combattere in numero ridotto così che sembrino racconti esagerati e non una minaccia seria".
Oh, io ammiro sempre i cattivi svegli.
In sostanza Pleminar sta prendendo Skala a schiaffi, e la Flewelling, che in tre libri ha dimostrato di non voler vincere facile, qui decide... di non vincere facile.
Cosa ci vuole a sbattere tutti i personaggi principali in prima linea e tirare fuori una storia che tenga il lettore col fiato sospeso? Poco o nulla. Quindi mandiamo tutti i personaggi principali in missione diplomatica ad Aurënen, patria degli Aurënfaie (razza con tratti simili agli elfi), per chiedere aiuto anche se hanno chiuso le porte della nazione da un paio di secoli. Facciamo che il libro è politica, ambientato per il 99% nelle stessa città.
Così sì che si raggiunge un livello di difficoltà confacente ad una scrittrice come Lynn Flewelling, una donna che prende la lista di Cose che Fanno Morire di Noia il Lettore e poi ci fa un aeroplanino da lanciare in un vulcano attivo.

Inutile dire che ho amato profondamente questo libro: tanto per cominciare abbiamo un sacco di personaggi approfonditi. Della prole della regina Idrilain a spiccare è senza dubbio Klia, l'inviata speciale: la principessa sveglia e praticamente perfetta sotto ogni aspetto che - a sorpresa - non è quella destinata ad ereditare il trono. L'erede è Phoria: una virago dedita alla battaglia con un discreto complesso di inferiorità nei confronti della sorellina, dovuti in parte al fatto che la madre preferisce nettamente quest'ultima e sembra chiedersi perchè il destino l'ha fatta nascere dopo. Mi è piaciuto anche Korathon, il gemello di Phoria: di base è suo alleato perchè sa benissimo di essere l'unico in grado di farla ragionare un minimo.
Poi Beka a questo giro l'abbiamo avuta come membro fisso del cast ed è fantastica, una vera guerriera, ed è stato bello vedere che Thero si è sciolto un po', e parte di me è convinta che sia stato merito di Magyana (e forse sarebbe stato meglio se fosse stata lei la sua mentore da subito). Ed è stato carino vedere lui e Seregil finalmente interagire da semi-quasi-fratelli-adottivi che si danno ai nervi pur sopportandosi.

Ma, ovviamente, il cambio di nazione non si manifesta solo in un nuovo nome scritto come domicilio: la cultura di Aurënen è diversa dalle altre, sia per leggi che per percezione della vita, e questo porta complicazioni nella gestione dei rapporti diplomatici... fosse solo che è difficile far comprendere il concetto di fretta a gente che campa qualche secolo, e che - in alcuni casi - ricorda i motivi che hanno portato all'isolamento perchè li ha vissuti in prima persona.
C'è il confronto con il diverso, quindi, ma anche la lotta tra nuovo e vecchio perchè molti dei giovani Aurënfaie vorrebbero riaprire almeno i porti, e soprattutto la lotta per mantenere uno status quo da parte di chi attualmente gode dei maggiori vantaggi: con un popolo diviso a clan, e decisioni politiche prese da un consiglio per votazione, è presto chiaro che la supplica di Skala non acquista una dimensione di giusto-sbagliato, ma di semplici pro e contro su cui mettere d'accordo undici capo-clan che mirano più al bene della propria gente che al bene comune.
Inutile dire che i poveri skalani ne escono con un mal di testa notevole, e per fortuna ci sono le congiure che almeno si capiscono.

Ma Alec e Seregil? Beh, essendo Seregil un Aurënfaie è stato chiamato come esperto. Il piccolo e non indifferente problema è che lui è stato esiliato da ragazzino e la sua presenza è molto difficile da gestire, sia per i clan che ne hanno decretato l'esilio, sia per lui. In effetti il sottotitolo di questo libro potrebbe essere "Vediamo quante volte possiamo rompere Seregil prima che non riesca più a rimettere insieme i pezzi", perchè è un continuo buttargli angst e sofferenza di vario genere (fisica, mentale, emotiva) addosso, a volte senza che nemmeno Alec possa fare qualcosa per aiutarlo. Diciamo che Seregil, che ha fatto della fuga dal passato il modo per andare avanti, si trova costretto adaffrontarlo tutto (con pure qualche interesse) e senza poter scappare da nessuna parte.
Alec, dal canto suo, è cresciuto: non è più un cucciolo, è in grado di giocare alla spia e al ladro ad armi pari, e la relazione con Seregil l'ha di sicuro aiutato a sentirsi suo eguale. Mi è piaciuto che non ci siano stati drammi nella relazione, solo la gelosia dovuta alla consapevolezza che il suo compagno ha un vissuto di cui non gli ha detto nulla. E gli fanno una profezia dove gli dicono che avrà un figlio generato da nessuna donna, che lui prende come la certezza che non avrà mai figli (magari adottano, chissà).
Ma se pensate che la Flewelling abbia barato, mostrandoci prima che si mettono insieme e dopo che sono una coppia solida, perchè non è capace di mostrare una storia d'amore che nasce... beh, non preoccupatevi che c'è anche una storia d'amore che nasce.
Una piccola ship tenera, adorabile, con tanti problemi ed un possibile finale disastroso, che spero si veda come andrà a finire.

Oh, e ci sono i draghi. Aurënen è piena di cuccioli di drago: sono creaturine sacre, che acquistano intelligenza via via che crescono (ergo è più facile finire ammazzati da uno grande come un pastore tedesco che da uno di quelli adulti), e mordono. I loro morsi fanno un male cane, scatenano reazioni allergiche e sono considerati segno di grande fortuna.
Vogliono anche dire che il drago sarà sempre in grado di riconoscerti, ma se è un bene o un male suppongo dipenda dal drago.

Beh, direi che sono stata una brava bambina: ho scritto tanto ma senza spoilerare. Purtroppo non sento di essere riuscita ad esprimere quanto questo libro sia interessante, quanto world building e character development ci sia, quanto riesca ad essere autoconclusivo pur gettando basi per i seguiti, quanto le macchinazioni e i piani segreti siano interessanti, e quanto investimento emotivo riesca a tirarti fuori.
Leggetelo e capirete.


11 commenti:

  1. Non leggo la recensione perché non ho ancora letto il primo libro ma sappi che la voglia non mi è passata! Però mi chiedo se mai ristamperanno la serie da noi!
    Mi piacerebbe averla tutta sullo scaffale... *sa già che le piacerà ogni libro.*

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ci spero, che la ristamperanno. All'inizio pensavo che avessero interrotto la pubblicazione per via della sessualità dei protagonisti, ma guardando le date della pubblicazione originale sono arrivata a credere che da noi sia stata considerata una trilogia conclusa. Possiamo solo incrociare le dita e, alle brutte, darci all'edizione originale u_u

      Elimina
  2. Hai appena recensito uno dei miei libri preferiti di sempre!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spero di avergli reso giustizia :)

      Elimina
    2. Naturalmente! Mi piace molto il tuo stile :)

      Elimina
  3. Solo io l'ho trovato pesante come un macigno, lento, noioso e inutile? O.o

    RispondiElimina
  4. Ok, ok, devo darmi una mossa e leggere questo volume... sono ferma al secondo davvero da troppo tempo! (e mi pento e mi dolgo! :'( ). E poi... draghi??? *____*
    Recensione splendida come sempre :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie :) continua, che merita XD
      E sì, draghi *____*

      Elimina
    2. mi ricordo cosa hanno fatto i draghi a Thero XD

      Elimina
  5. Ho conosciuto questa trilogia grazie alla tua bellissima recensione del primo libro, e ora che li ho letti tutti (ho avuto la fortuna di trovare tutti e tre i libri ad un prezzo abbordabile su ebay giusto un mese fa X'D) mi sono data alla lettura anche delle recensioni seguenti... Non posso che condividere tutto çwç Era da un po' che non leggevo fantasy con dei protagonisti e personaggi secondari così ben caratterizzati. Quando avrò finito anche i libri in inglese sarò una persona triste, senza più avventure di Seregil e Alec da leggere XD

    Complimenti per il tuo blog! :)
    Fortuna nell'ombra uwu

    RispondiElimina