Ho appena notato il "rientare" invece di "rientrare". Refusi dannati. |
Spoiler su Blade Runner (sì, sul serio), ma niente del libro che non sia annunciato dalla quarta di copertina.
The daughter of a prominent samurai, Mariko has long known her place—she may be an accomplished alchemist, whose cunning rivals that of her brother Kenshin, but because she is not a boy, her future has always been out of her hands. At just seventeen years old, Mariko is promised to Minamoto Raiden, the son of the emperor's favorite consort—a political marriage that will elevate her family's standing. But en route to the imperial city of Inako, Mariko narrowly escapes a bloody ambush by a dangerous gang of bandits known as the Black Clan, who she learns has been hired to kill her before she reaches the palace.
Dressed as a peasant boy, Mariko sets out to infiltrate the ranks of the Black Clan, determined to track down the person responsible for the target on her back. But she's quickly captured and taken to the Black Clan’s secret hideout, where she meets their leader, the rebel ronin Takeda Ranmaru, and his second-in-command, his best friend Okami. Still believing her to be a boy, Ranmaru and Okami eventually warm to Mariko, impressed by her intellect and ingenuity. As Mariko gets closer to the Black Clan, she uncovers a dark history of secrets, of betrayal and murder, which will force her to question everything she's ever known.
Cominciamo dall'inizio: non ho preso questo libro perché dichiaratamente trash, ma perché mi sono resa conto che la mia libreria tende ad essere piena zeppa di mattoni, libri con un alto tasso dramma o cose che mi coinvolgono emotivamente: è un bene, l'ho voluta così e ci ho messo tutta la vita ad averla così, però mi mancano le letture per svagarsi nei periodi di stress. Il junk food per il cervello, insomma.
Perciò dopo il totale guilty pleasure Il Principe Prigioniero, e l'onestamente divertente Wonder Woman - Warbringer, ho deciso di prendere un po' di YA con il potenziale di non fare schifo per costruirmi una libreria d'emergenza per quando il cervello non lo voglio accendere manco per sbaglio senza rileggermi Riordan all'infinito.
E ho sbattuto malamente la faccia contro Flame in the mist.
Premessa.
Flame in the mist viene pubblicizzato come un retelling di Mulan ambientato in Giappone, e già si parte male: non mi piace l'idea di prendere un racconto tradizionale di una nazione per ambientarlo in un'altra nazione, tanto più se i rapporti tra le due non sono stati sempre distesi. La mia impressione è che secondo la Ahdieh il Giappone sia più conosciuto grazie alla diffusione di anime e manga, rendendo necessario meno worldbuilding.
Non sarebbe stato un ragionamento sbagliato a priori, se avessero lasciato Mulan fuori dalla faccenda visto che questo non è un retelling: c'è una ragazza che si veste da maschio punto, ma secondo quest'ottica anche la trama di Arya Stark potrebbe essere un retelling di Mulan.
La dodicesima notte potrebbe essere un retelling di Mulan.
Qualunque storia dove la protagonista si veste da maschio potrebbe essere un retelling di Mulan.
Achille vestito da donna potrebbe essere il retelling genderbent di Mulan.
Non è che puoi cambiare la trama, cambiare i nomi, cambiare i personaggi, cambiare l'ambientazione, cambiare il messaggio della storia, e poi chiamarlo retelling perchè c'è l'espediente comune a dozzine di altre storie.
Questa è una serie originale.
Lo stile.
Nella recensione de La moglie del califfo scrissi che lo stile della Ahdieh non era malvagio. Le possibilità sono quindi due: o è peggiorata, o io ero particolarmente indulgente e bendisposta, perché qui è atroce.
Ho odiato ogni singola riga: è ridondante, vuole essere profonda e piena di significato sempre, è pretenziosa da morire. Il suo modo di rendere significativo tutto quello che accade, che sia la svolta del secolo o Mariko che lava i piatti, è semplice: la ripetizione (a un certo punto in due pagine c'è scritto sette volte che qualcuno sta urlando), mettere il punto ad ogni frase e andare a capo ogni tot, che sia narrazione o dialogo.
This observation surprised her. Okami had always struck her as unnervingly cool-tempered. Save for the incident outside the teahouse, Mariko had found him to be almost mild-mannered. At times even cold. Then she remebered Ranmaru's tale by the jubokko. Okami had burned the tent of his father's accuser.
Mariko found she wished to know more.
Mariko found she wished to know more.
The Wolf's eyes narrowed. The muscle along his jaw twitched. Whether it was from anger or amusement, Mariko dared not guess.
A spell of tense silence passed. Then Ranmaro laughed. Loudly. A toughtless, heedless kind of laughter. Different from any she heard pass his lips before.
A spell of tense silence passed. Then Ranmaro laughed. Loudly. A toughtless, heedless kind of laughter. Different from any she heard pass his lips before.
Mariko was left to ruminate on all that had occurred.
All she had learned.
The only conclusion she was left to consider was this:
There was far more to the Black Clan that she'd first thought.
All she had learned.
The only conclusion she was left to consider was this:
There was far more to the Black Clan that she'd first thought.
"No. Hattori Kano would sell his own soul if it meant currying favor. And he breeds the same kind of idiocy in those around him. Though I will say his son can wield a sword with a passable amount of skill."
"So now you've become a thief as well. Fashion your throwing star. Take your winnings to Inako. But don't feel fortunate when you do. The streets of the imperial city are only less forgiving than I."
La cosa oscilla tra l'irritante e il francamente ridicolo.
E vi chiedo di fidarvi di me: non sono cose che ho segnato, sono brani che ho preso scorrendo a caso il kindle, perché è tutto così.
C'è poi un dettaglio che non ho ben compreso: le parole giapponesi sono scritte in corsivo, ma quelle di uso comune anche per noi occidentali no: samurai o kimono sono lasciati normali. Che la Ahdieh non sapesse che sono giapponesi anche quelle, o non faceva abbastanza etnico evidenziarle?
Comunque la cosa che più ho odiato, la più plateale, la più senza vergogna, è stata la "citazione" a Blade Runner.
If he didn't take time to enjoy such sights, they would soon be lost to him.
Like tears in the rain.
Like tears in the rain.
Così, a caso, con costruzione zero della scena, detta da un personaggio che apparirà tre volte. E prima che mi diciate che sono esagerata, sappiate che quella frase è così iconica che se la sottolinei sul kindle ti danno la pagina di wikipedia sul monologo in questione (definito da alcuni il più toccante monologo pre-morte della storia del cinema).
Non è nemmeno bizzarra come la citazione a Lo Squalo di Red Queen/Regina Rossa: è proprio infuriante.
L'ambientazione.
Non c'è molto da dire sul cambio di ambientazione: non fosse per le parole giapponesi e i nomi, Flame in the mist potrebbe essere ambientato in un qualsiasi mondo orientaleggiante inventato di sana pianta e probabilmente sarebbe stato meglio: Akatsuki no Yona prende spunto dalla Corea ma non è ambientato in Corea, Avatar: The Last Aibender... beh, generalizzando abbiamo Nazione del Fuoco -> Cina; Tribù dell'Acqua -> Inuit; Nomadi dell'Aria -> Tibet; Regno della Terra -> Corea... eppure si tratta di un universo narrativo inventato.
Sono lavori di immenso valore, a riprova che fare ricerche, trarre ispirazione e poi andare di fantasia funziona molto più che restare il più generici possibili.
Il Giappone della Ahdieh è quello di un anime, né più né meno, e i combattimenti sembrano quelli di Naruto, però scritti in una fanfiction.
Trama e Personaggi.
Sui personaggi posso dire poco, dato che ce ne sono due, ma partiamo da quelli inesistenti tipo Ranmaru e Okami: il modo migliore per mantenere il mistero su di loro è stato - semplicemente - caratterizzarli zero. Ranmaru è solo lì, il capo del Black Clan affabile e carismatico, che potrebbe avere qualunque backstory da quanto è generico.
Okami è il love interest, quello scontroso che tratta male la protagonista e poi quando scopre che ha le tette la ama alla follia e sì, va esattamente così. È anche quello con la tragicissima storia familiare, con il potere magico di combattere come il personaggio di un anime, con tanto di effetti visivi e sonori e la terra che si alza se colpisce il terreno.
Di base è il gemello meno interessante di Sasuke Uchiha.
Il resto del Black Clan è composto da personaggi generici su cui spiccano il cuoco affabile, il fabbro magro e Ren, un ragazzino psicopatico che detesta la protagonista (lui mi piaceva un minimo per questo motivo).
I due personaggi degni di questo nome sono Mariko e Kenshin, ossia la protagonista e suo fratello: Kenshin è l'unico che abbia un senso. Ha un carattere definito, le sue azioni e i suoi pensieri sono coerenti, la sua storyline segue un filo logico sensato, ragiona prima di agire, a volte si comporta come deve e non come vuole... addirittura ci sono dei momenti di "show, don't tell".
Il problema è che credo sia successo per caso perché l'autrice sente il bisogno di spiegare tutto comunque, come se non si fosse resa conto che a volte le azioni parlano da sole, e Kenshin non fa che dire di essere il guerriero duro e puro, poco portato per strategie e diplomazia, quando invece è l'unico che applica il ragionamento deduttivo alle situazioni e non salta alla gola di chi gli sta antipatico a pelle proprio per evitare incidenti diplomatici.
Mariko, la nostra eroina, è un personaggio odioso che francamente a una certa ho iniziato a desiderare che morisse male. E con "una certa" intendo al primo capitolo.
Partiamo dal fattore "retelling di Mulan", giusto per sottolineare che questo non è un retelling e se lo fosse la Ahdieh non avrebbe capito niente. Mariko è la figlia di un importante tizio (non specifico perché non si capisce mai se il padre è un samurai o un daimyo, che non sono sinonimi e non mi pare fossero cariche cumulabili), è un genio che inventa cose, detesta essere una donna. Lei vorrebbe di più, essere libera di scegliere il suo destino, e più o meno ogni riga e mezzo si lamenta di come in quanto femmina non abbia potere decisionale, di come le sia stato organizzato il matrimonio senza chiedere il suo parere (come se suo fratello potesse scegliersi la moglie: nella nobiltà il matrimonio te lo combinavano i tuoi pure se eri maschio): mette il muso anche quando le chiedono che direzione prendere perché io sono una donna, se vogliono mi ignorano, me tapina, me disperata, sono molto di più.
Ora, ammetto che sono anni che non rivedo Mulan, ma non mi pare che lei fosse ribelle nel senso stretto del termine: lei ci stava male perché non era come le altre, mentre Mariko... se fosse una principessa Disney (dato che se questo fosse un retelling, lo sarebbe del cartine), sarebbe Jasmine.
Ma non divaghiamo: Mariko è intelligentissima, sprecata come semplice moglie del figlio dell'imperatore, e la Ahdieh ce lo ripete fino alla nausea. C'è solo un piccolissimo, insignificante problemino: Mariko è un'idiota.
A far partire la trama è l'attacco al suo convoglio: provano a ucciderla, lei riesce a salvarsi, e si rende conto di una cosa: se torna a casa, se si scopre che ha passato un giorno in una foresta piena di banditi, si spargerebbero voci su un potenziale stupro. Dubbi sulla sua virtù disonorerebbero lei e la sua famiglia, farebbero saltare il matrimonio imperiale e renderebbero impossibile trovarle un altro marito.
Cosa decide di fare il genio? Vestirsi da uomo e scoprire i mandanti dell'attentato.
Il nesso logico tra "Due ore nella foresta = stupro e disonore" e "Settimane nella foresta = onore e gloria" mi sfugge.
La nostra eroina, tra l'altro, è una che ha vissuto protetta e viziata fino a quel momento, eppure fare la mendicante per giorni le viene facile e apprezza moltissimo la nuova esperienza.
Io mentre leggevo |
Cosa volesse fare prima non è dato saperlo.
Oh, e siccome questo libro è ambientato nel verissimo Giappone vero, mi sembra giusto dire che ad inventare gli shuriken e le bombe fumogene è stata lei. Non è come se fossero culturalmente importanti.
Di base Mariko è lagnosa, viziata, stupida e generica, potresti scambiarla con altre tre protagonista YA e non cambierebbe niente. La Ahdieh voleva farla come quella di The Winner's Curse, ma non c'è riuscita.
Sinceramente trovo poche cose irritanti come la protagonista dipinta in un modo mentre si comporta nel suo esatto opposto.
Tra l'altro l'espediente del "vestirsi da maschio" è inutile perché non viene sfruttato: non si vede mai la ragazza modificare il proprio atteggiamento per conformarsi a quello maschile, non ci sono mai problemi legati a - non so - andare in bagno o il ciclo, cambiarsi in un accampamento composto da soli uomini, non è mai scioccata o sorpresa dai comportamenti maschili quando non ci sono donne in giro (anzi, è più sconcertata dai loro atteggiamenti quando c'è una ragazza, perché lei tende a disprezzare tutte le altre donne). Poteva essere un elemento di interesse, invece niente: anche quando viene scoperta la sua identità, a nessuno importa.
Renée Ahdieh mentre scriveva Flame in the Mist |
I rapporti tra i personaggi sono vaghissimi: all'amicizia tra Mariko e Yoshi viene dedicato un po' di spazio, ma la love story è lasciata a sé stessa col risultato che la ragazza e Okami non sembrano neanche piacersi finché - dal nulla - si amano alla follia.
L'amicizia tra Ranmaru e Okami avrebbe potuto essere interessante, ma viene solo stabilita e finita lì.
Non succede niente fino al 91%.
I grandi colpi di scena politici sono intuibili, perché sul serio, se ripeti fino alla nausea che l'assassinio di Mariko può essere stato ordito solo da sfere altissime di potere diventa piuttosto facile intuire chi è stato, con buona pace della sorpresa.
Per quello che mi riguarda è un libro noioso e scritto male, con una protagonista insopportabile e dei comprimari inutili.
Non vi consiglio di comprarlo, ma se per qualche motivo volete farvi del male, compratelo tramite il mio link di affiliazione amazon. Date un senso alla mia sofferenza.
Ahahah oddio, la gif della Ahdieh mentre scriveva Flame in the Mist mi ha fatto morire XD Comunque ecco, un altro libro da togliere da ogni eventuale lista XD
RispondiEliminaDecisamente sì. Secondo me non avrebbe dovuto nemmeno essere pubblicato, o almeno non in queste condizioni ╥﹏╥
EliminaForse non avrei dovuto ma ho riso dall'inizio alla fine della recensioneXD
RispondiEliminaComunque no, i combattimenti di Naruto scritti in una fic no. L'ho scaricato anche io, ora so cosa aspettarmi.
A onor del vero è possibile che dopo il primo combattimento e mezzo migliorino, ma io avevo già iniziato a saltarli a piè pari per sopravvivere (ㆆ_ㆆ)
Elimina“Achille vestito da donna potrebbe essere il retelling genderbent di Mulan.” mi ha uccisa. Che meraviglia quando tornano questo tipo di recensioni XD Però il mio cuore piange silenziosamente per l’eccidio dei tuoi poveri neuroni.
RispondiEliminaFrancamente, a me già il riassunto avrebbe convinto a non toccarlo nemmeno con un forcipe e un paio di guanti spessi, sarà perché sono diventata gravemente allergica alle "eroine" che non fanno altro che lamentarsi della loro "triste condizione" (con tanti ringraziamenti ad America di "The Selection")... e quindi credo di essermi tagliata fuori da una grossa fetta di YA. Ad ogni modo, direi che lo hai dipinto chiaramente come un libro molto brutto e molto (e inutilmente) pretenzioso, altro deal-breaker che mi fa perdere velocemente la pazienza... tipo l'orrido "Crossed" si Ally Condie. Insomma, pass su tutta la linea ma, in compenso, la tua recensione è stata uno spettacolo e plaudo al tuo coraggio.
Grazie delle condoglianze per i miei neuroni (ㆆ_ㆆ)
EliminaIo mi sono fatta fregare: speravo che la quarta fosse esasperata per acchiappare più lettori possibile, invece era fin troppo ottimista (⊙.⊙)
Ecco America è una di quelle che potrebbe prendere il posto di Mariko e la trama sarebbe sostanzialmente uguale.
Le eroine femministe che frignano per la loro condizione a me danno un sacco di problemi perché, avvicinandomi al genere storico, ho letto di donne che hanno vissuto quando potevano fare poco o niente, ho letto come hanno lottato (quando possibile) per avere potere e diritti, e anche l'astio dato dalla loro condizione (Isabella d'Este amava così tanto il suo genere che quando il primogenito risultò essere una primogenita un suo amico le disse di ridimensionale la delusione che alla fine era una bimba sana e viva, non un bimbo nato morto). Ormai lo so com'è una caratterizzazione del genere fatta bene e realistica, con buona pace dei pessimi YA
Devo ammettere che anch'io, quando ho letto che si trattava di un retelling di Mulan ambientato in Giappone ho storto il naso, ma visto che La moglie del Califfo ed il suo seguito non mi erano dispiaciuti del tutto, avevo comunque pensato alla possibilità di leggerlo, visto che prossimamente dovrebbe arrivare anche in Italia.
RispondiEliminaDiciamo che sei riuscita a scoraggiarmi per tantissime buone ragioni.
Diciamo che l'ho già depennato dalla lista di romanzi che vorrei leggere XD
Le grandi ingiustizie editoriali: mi dici che Flame in the mist lo tradurranno, e intanto la serie Urban Magic della Griffin la conosciamo in due e la Jemisin è stata pubblicizzata zero :(
EliminaSecondo me questo lo puoi evitare, e non ti perdi nulla u_u