Nnedi Orokafor è un'autrice da poco finita sotto i riflettori: la Mondadori, infatti, ha recentemente pubblicato Binti (che prima o poi recupererò), tuttavia non è la prima volta che questa autrice approda nel nostro panorama editoriale.
Nel lontano - ma neanche tanto - 2015 la defunta Gargoyle portò in Italia Chi teme la morte, primo approccio della Orokafor con la narrativa per adulti.
Credo che l'abbiano letto in dodici.
In un’Africa post-apocalittica, dopo aver schiavizzato gli Okeke, i Nuru hanno deciso di sterminarli. Una donna sopravvissuta allo stupro di un soldato nemico metterà al mondo un’impetuosa bambina con i capelli e la pelle chiari come la sabbia: Onyesonwu, che in lingua antica significa “chi teme la morte?”. Fin da piccola, la testarda Onyesonwu è una fonte di guai. Lei è una Ewu, la figlia di uno stupro alla quale spetta una vita di violenze, una meticcia rifiutata da entrambe le tribù. Ma Onye non è una Ewu comune. Le sue straordinarie capacità sono solo i primi segni di una magia impressionante e unica. E durante uno dei suoi momenti di rapimento, Onye scopre che qualcuno di potente sta cercando di ucciderla. Nel tentativo disperato di comprendere la propria natura e di sfuggire allo sconosciuto assassino, sarà obbligata a lasciare la propria casa in una ricerca che si rivelerà pericolosa oltre ogni possibile immaginazione.
Con questo libro ho avuto un rapporto contrastante: l'inizio mi ha folgorata.
Lo stile è magistrale, ci lancia in un mondo che non possiamo - ancora - comprendere. Un mondo affascinante, quasi distopico rispetto al nostro, ma con dettagli che rimandano al fantasy più che alla fantascienza.
Conosciamo Onyesonwu, la nostra protagonista nonché voce narrante, ed è pressoché immediato il bisogno di sapere cosa le sia successo, perché si trovi nella situazione in cui si trova quando la storia inizia: attraverso i suoi occhi e la sua vita veniamo a conoscenza della cultura di questo mondo, di questa Africa alternativa dove tante cose sono diverse e tante sono tristemente uguali.
Il world-building della Orokafor è talmente eccelso che mi sono servite circa cento pagine per rendermi conto che la trama ancora non si profilava all'orizzonte, e devo ammettere che la cosa non mi ha minimamente turbata né disturbata, tanto quello che l'autrice scrive trasuda vita. Avrei letto centinaia di pagine sulla vita normale di Onyesonwu, dei suoi genitori, dei suoi amici. E questo è il motivo principale per cui il libro si è preso la sufficienza piena: ha uno stile incredibile, i personaggi sono ben caratterizzati e dotati sia di pregi che di difetti, il world-bulding e l'ambientazione da soli valgono la lettura.
Ma ci sono anche dei difetti: onestamente se non avessi letto che l'autrice ha scritto altre cose, avrei dato per scontato che questa fosse un'opera prima, infatti a mio avviso il modo in cui ha gestito la trama è un po' pasticciato: secondo me non è che si capisca poi così bene perché la protagonista sia così importante, o cosa faccia nel finale per cambiare il destino del suo popolo.
Allo stesso modo ho trovato che il confronto finale con l'avversario, costruito praticamente da pagina uno, mancasse di epicità e non riuscisse a trasmettere il senso di riscatto che avrebbe voluto.
Per quanto riguarda il sistema magico sono combattuta: da un lato è incredibilmente affascinante perché chiaramente basato su una mitologia a noi più sconosciuta, dall'altro non l'ho trovato ben definito.
Insomma, Chi teme la morte dopo un inizio col botto mi ha leggermente delusa ma non lasciatevi ingannare: si tratta in ogni caso di un libro scritto molto bene, con un mondo diverso da quelli che si leggono di solito. Se Nnedi Orokafor migliora, potremmo trovarci di fronte ad un'autrice del calibro della Jemisin.
Il finale di "Binti" ha un po' lo stesso problema, credo: nel complesso la trilogia mi ha conquistato, ma l'ultimo volume (soprattutto la parte finale) mi ha fatto un po' cadere le braccia... Ed ecco perché (almeno per il momento) continuo a pensare che la Jemisin sia un'autrice migliore, più completa e destinata a grandi vette! ;D Non fosse altro che perché i suoi finali "di serie" si sono sempre rivelati perfetti, almeno per quanto mi riguarda! *_____*
RispondiEliminaAmmetto che ancora non ho avuto il piacere di leggere un "finale di serie" della Jemisin, ma mi spiace che la Orokafor a quanto pare abbia dei problemi nel chiudere le sue storie: come stile, worldbuilding e personaggi mi sembra ben sopra la media-
EliminaI miei occhi hanno letto Jemisin e hai attirato l'attenzione! Non so se potrebbe piacermi ma potrei almeno tenerlo in considerazione...
RispondiEliminaUna lettura la merita: l'ambientazione da sola vale tutto.
EliminaBah, ho letto "Binti" e l'ho pure recensita...molto male (NON è fantascienza e se la Okorafor tiene corsi di scrittura creativa tremo al pensiero dei rampolli ai quali insegna). Ma si tratta di gusti. Per quel che mi riguarda difficilmente leggerò ancora qualcosa di Okorafor.
RispondiEliminaPer quanto riguarda Jemisin mi è stata sulle balle fin dalla presentazione di "Binti". Ad ogni modo sulla Jemisin non mi posso pronunciare, non avendo ancora letto nulla di quell'autrice. Probabilmente il mese prossimo Urania dovrebbe pubblicare qualcosa. Ci penserò.
Ciao