mercoledì 1 agosto 2018

Le ricette della signora Tokue

Le ricette della signora Tokue, di Durian Sukegawa.

E poi ci sono quei libri che ti fanno sentire bene.

Sentarō è un uomo di mezza età, ombroso e solitario. Pasticciere senza vocazione, è costretto a lavorare da Doraharu, una piccola bottega di dolciumi nei sobborghi di Tōkyō, per ripagare un debito contratto anni prima con il proprietario. Da mattina a sera Sentarō confeziona dorayaki - dolci tipici giapponesi a base di pandispagna e an, una confettura di fagioli azuki - e li serve a una clientela modesta ma fedele, composta principalmente da studentesse chiassose che si ritrovano lì dopo la scuola. Da loro si discosta Wakana, un'adolescente introversa, vittima di un contesto familiare complicato.
Il pasticciere infelice lavora solo il minimo indispensabile: appena può abbassa la saracinesca e affoga i suoi dispiaceri nel sakè, contando i giorni che lo separano dal momento in cui salderà il suo debito e riacquisterà la libertà. Finché all'improvviso tutto cambia: sotto il ciliegio in fiore davanti a Doraharu compare un'anziana signora dai capelli bianchi e dalle mani nodose e deformi. La settantaseienne Tokue si offre come aiuto pasticciera a fronte di una paga ridicola. Inizialmente riluttante, Sentarō si convince ad assumerla dopo aver assaggiato la sua confettura an. Sublime. Niente a che vedere con il preparato industriale che ha sempre utilizzato. Nel giro di poco tempo, le vendite raddoppiano e Doraharu vive la stagione più gloriosa che Sentarō ricordi. Ma qual è la ricetta segreta della signora Tokue?

La trama de Le ricette della signora Tokue è esattamente quella della quarta di copertina, ma siamo di fronte ad uno di quei casi dove la storia non è che un pretesto per parlare di altro: Sukegawa, infatti, usa gli eventi come trampolino di lancio per raccontare non tanto di dolci, o delle vicende legate ad una piccola pasticceria che cerca di sopravvivere nel frenetico mondo di oggi, ma per parlare della vita e della gioia di vivere.
La storia della signora Tokue, personaggio adorabile che ad un certo punto avrei voluto nella mia vita, è tragica e strappa il cuore, ma non serve a rendere tristi: ovvio, la malinconia per una vita che è andata nella direzione opposta a quella desiderata (e non per responsabilità proprie) è sempre lì, ma quello che insegna è che sì, ci sono volte in cui pare che tute le scelte ci siano state tolte di mano, però è sempre possibile fare qualcosa e trovare un senso alla propria esistenza.
E se c'è riuscita la signora Tokue - non vi dico partendo da dove per evitare spoiler - allora tutti quanti siamo moralmente obbligati a farlo, perché l'importante è provarci e partire, e anche se non arriveremo dove volevamo, arriveremo comunque da qualche parte ed è questo che conta.
Una delle cose che più ho apprezzato del libro è che, ad ogni modo, non si mette lì a fare la lezioncina sull'ottimismo o simili: è un caso di "show, don't tell" applicato ai concetti perché Tokue non è un esempio per come parla di ciò che fa e ciò che pensa, ma per ciò che fa e ciò che pensa punto, con una delicatezza e in modo così lieve che ad un certo punto ti chiedi come sia possibile che ti sia entrata così sottopelle, come se fosse una persona vera che conosci davvero.
Anche gli altri personaggi sono molto interessanti: Sentaro è un uomo che ha perso ogni fiducia in sé stesso, nel presente e nel futuro, avviato quietamente e senza troppi drammi in un percorso di autodistruzione, deprimente proprio per il "poco rumore" che fa; mentre Wakana... beh, lei è una ragazzina e quindi appare poco (perché c'è un limite di volte in cui una quattordicenne può interagire con un uomo di mezza età senza diventare creepy) con una situazione familiare complicata che va ad incidere pesantemente sul suo futuro e sulle sue prospettive. Si può dire che il nostro trio rappresenta le tre fasi della vita: il passaggio tra infanzia ed età adulta; l'adulto vero e proprio e infine l'anziana. Sentaro e Wakana, inoltre, sono alle prese con l'idea di essere trascinati dalla corrente, per così dire, e senza la concreta possibilità di opporsi: Wakana vede per la prima volta le cose andare in modo opposto a come le avrebbe volute, Sentaro ritiene che per lui sia ormai troppo tardi per riportare la vita dove l'avrebbe desiderata, ed ecco che arriva Tokue - a cui scelte e possibilità sono state tolte da bambina - che invece ha deciso di non farsi schiacciare dalla tristezza, dalla rabbia, dallo sconforto, per provare a fare almeno una delle cose che avrebbe voluto, in barba a chi dice che da un certo punto in poi il dado è tratto.
A parte questo, il libro parla anche di un aspetto della storia giapponese che non conoscevo - e di cui, di nuovo, non posso scrivere nel dettaglio perché spoiler - che oltre ad essere educativo, permette anche di vedere come quella giapponese sia una società ancora oggi molto chiusa, e come il pregiudizio, la paura, lo stigma sociale, siano crudeli e cattivi perché impediscono a chi li subisce di rifarsi una vita, li trasforma in colpevoli da evitare agli occhi della società anche quando non solo sono innocenti, ma si avvicinano molto ad essere delle vittime delle circostanze.

Lo stile di Sukegawa è poetico e dolce, si affida alla semplicità per portare al massimo la potenza della sua storia, proprio perché a volte la forza sta nella delicatezza. Ho apprezzato come alcuni elementi che da noi farebbero pensare al realismo magico o ad un accenno di urban fantasy, qui siano perfettamente normali perché parte della cultura giapponese.
È un libro che consiglio, che colpisce, e dove alla fine mi sono trovata con le lacrime agli occhi, e non perché ero triste.

8 commenti:

  1. Non lo conoscevo, ma lo voglio tantissimo.
    Mi hai convinto già dalla frase iniziale: è un periodo in cui cerco scuse, mezzi, per sentirmi bene.

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    1. È lo stesso motivo per cui l'ho preso e letto, e niente. Con me ha funzionato.

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  2. E questo finisce subito in wish list! *_*

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  3. Bellissima recensione! Non conoscevo questo libro e mi hai totalmente convinta ad inserirlo nella mia wishlist 😻

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    1. Se mai dovessi decidere di passare dalle intenzioni ai fatti, non credo che ne rimarrai delusa :D

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  4. Mi hai messo davvero curiosità, lo leggerò! Come hanno già scritto sopra di me... Lo metto nella wishlist!

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    1. Si merita di finire non solo nella wl, ma anche nella tbr :D

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