Il problema è che scriveva romanzi lunghissimi (complice il fatto che, a mio modesto avviso, era un regista nato quando in cinema non esisteva e si è sfogato con le descrizioni).
Poi il colpo di scena: durante il black friday mi sono messa a girare su ibs e ho trovato, a 3 € scarsi, Discorsi contro. Un volumino di appena 88 pagine e la domanda sorge spontanea: che può raccontare Victor Hugo in 88 pagine?
Voi non avete idea.
Hugo ha fatto parte della vita politica francese: a metà ottocento è stato membro dell'Assemblea Nazionale, e in questo libro sono raccolti nove discorsi che tenne in difesa della libertà di espressione, di istruzione, dell'uguaglianza.
Victor Hugo, che quando voleva sapeva essere sintetico (e spietato) coi suoi avversari, che non aveva paura, pronto a combattere senza concedere sconti per il popolo: quest'uomo non si è limitato a scrivere libri sui miserabili della sua epoca, quest'uomo ha usato la sua arma migliore - il suo talento illimitato con le parole - per difendere la libertà, la dignità, il diritto di aspirare a qualcosa di più, di chi aveva poco o niente.
È un libro bellissimo, tristemente attuale perché, davvero, per molti versi siamo ancora lì, e ti viene da chiederti dove sia il Victor Hugo di oggi, che non si limita a dire vaffanculo, ma che eleva il dibattito politico con ideali e padronanza di linguaggio, che ti arricchisce e nobilita, invece di svilire e abbruttire.
Non ho abbastanza parole per consigliarlo, ed è un libro perfetto per chi - magari - vuole approcciarsi al mondo della politica. È illuminante
Questo libro mi ha fatta sentire fuori target come non mai. Mi spiego: qualche tempo fa nella blogsfera, su youtube, su instagram, ovunque, si parlava di Victoria Schwab e di quanto fosse una scrittrice fenomenale, innovativa, al limite del genio.
Ora, sono consapevole che Questo canto selvaggio non è la sua opera migliore, ma con tutta la buona volontà del mondo non riesco a capire il motivo dell'hype: io mi sono trovata davanti ad un libro competente, con una storia ingenua ma che sta in piedi, un worldbuilding che si limita a fare da scenografia ma che crolla se lo analizzi un po' più a fondo, una buona idea di base (la nascita dei mostri mi è sinceramente piaciuta) e dei personaggi un po' clichè (sul serio, quando il tenebroso che vorrebbe essere umano e la ragazza stronza ma non troppo sono diventati una cosa mai vista prima?) ma sopportabili... cioè roba che per me è il minimo indispensabile per la pubblicazione, non per urlare al miracolo.
È un libro per ragazzi, di quelli trasgressivi ma non troppo, violenti ma non troppo, dark ma non troppo, tragici ma non troppo. In sostanza credo che io e la Schwab abbiamo avuto due problemi: il primo è che il libro non è poi così bello, è ingenuissimo e non ha colpi di scena; quello quasi alla fine era così telefonato che ad un certo punto ho iniziato a pensare che non ci sarebbe stato perché dai, è troppo ovvio. Invece no.
Il secondo problema è che temo di aver passato l'età in cui avrei apprezzato Questo canto selvaggio da troppo tempo: non spicca né in bene né in male, e ormai perché uno Young Adult mi colpisca deve andare o bene bene, o male male. Di questo qui ho già scordato buona parte della trama.