mercoledì 9 gennaio 2019

L'ultima caccia

L'ultima caccia, di Joe R. Lansdale.

Avete presente quella sensazione, quando volete iniziare a leggere un autore ma è talmente prolifico che non riuscite mai a decidere da cosa cominciare?
Per quel quell'autore è stato Lansdale: ci ho messo mesi a decidere di portare a casa una delle sue opere minori.
È stato amore.

È il 1933 e l'America sta attraversando il periodo più buio della Grande Depressione. Richard Dale ha quindici anni, vive nel Texas rurale e sogna di fare lo scrittore. Questo è il racconto del giorno in cui la sua infanzia è svanita per sempre. Ed è il racconto di una caccia al cinghiale. Ma non si tratta di un cinghiale qualunque. Il Vecchio Satana, cosí lo chiamano tutti, è una bestia leggendaria, che potrebbe essere posseduta dallo spirito di uno sciamano indiano o forse addirittura da quello del diavolo. Per Richard però il Vecchio Satana è soprattutto la creatura malvagia che mette in pericolo la vita della madre e del fratellino che porta in grembo. E sentendosi ormai l'uomo di casa, sa di non potersi tirare indietro.

L'ultima caccia è ambientato in Texas, durante gli anni della Grande Depressione. Uno si aspetterebbe quindi una storia che analizzi questo tragico periodo della storia americana, ma Lansdale - a quanto pare - non è uno di quelli a cui piace essere troppo prevedibile: l'impressione che ho avuto è che l'autore stesse zoomando in una zona molto peculiare, ossia la campagna e, in particolare, la famglia Dale.
I Dale sono agricoltori, e sono normalissimi: padre, madre, due figli a metà tra l'infanzia e l'adolescenza, una gravidanza andata male alle spalle e una nuova da proteggere ad ogni costo.
E la povertà, che è diversa dalla miseria: siamo in quella fascia di popolazione che vive talmente ai limiti che una devastante crisi economica non la tocca troppo, perché per non morire di fame basta ciò che si coltiva e sul resto si è abituati a tirare la cinghia e basta farlo un po' di più... perché di grilli per la testa ce ne sono pochi perciò meno soldi sono un fastidio e non una condanna a morte.
Non che non servano, badate bene, perché il capofamiglia non vuole imporre ai figli una vita di dura fatica se non è ciò che vogliono, e mette in chiaro che farà tutto ciò che serve per dare loro almeno una possibilità di realizzare i loro sogni.
Ma non è neanche di questo che parla il libro, o almeno non è il punto centrale: siamo nel regno della lotta tra uomo e animale. Però, anche qui, lo siamo in un modo particolare: tutti gli esponenti del genere che ho letto (Moby Dick; Il vecchio e il mare; Il vecchio che leggeva romanzi d'amore) avevano come protagonisti sì degli animali che sembravano quasi delle divinità, ma nella parte umana degli uomini anziani.
Uomini che odiavano la bestia e ingaggiavano una vera e propria guerra, oppure che avevano vissuto abbastanza da comprendere e rispettare l'equilibrio che deve esserci tra il cacciatore e chi viene cacciato, non l'amore ma la comprensione per la natura, la dignità concessa a qualcosa che viene riconosciuto come un degno avversario.
L'ultima caccia in questo senso è diverso: il cacciatore che seguiamo è un ragazzino di quattordici anni, che si sta appena affacciando all'età adulta. Non nutre rispetto per il Vecchio Satana, bensì un sacro terrore perché si tratta di un cinghiale enorme, vecchio, e cattivo. Superiore a lui in tutto, che sembra divertirsi nel portare distruzione, maligno nell'uccidere cani e altri animali senza alcuna motivazione, nell'attaccare l'uomo nella sua casa tanto per.
Richard - momentaneamente responsabile della famiglia per l'assenza del padre - si sente in dovere di dargli la caccia per proteggere la casa, la madre, il bimbo non nato, e pertanto la storia non è più solo di confronto tra umano e natura, ma diventa un vero e proprio racconto di formazione in cui il nostro protagonista vede finire la sua infanzia non per eventi traumatici (oddio, più o meno) ma per la decisione cosciente di comportarsi da adulto, anche se adulto non è ancora.
La lotta col Vecchio Satana non è solo quella tra un animale e un uomo ma anche la lotta tra un giovane impulsivo ed inesperto e qualcosa di talmente vecchio da essere quasi antico, che forse non avrà la saggezza (siamo comunque di fronte ad un animale) ma ha l'esperienza, la consapevolezza di aver sconfitto decine di cacciatori, di non essere solo sfuggito alla morte ma di averla portata.
Inoltre, e qui non scendo nei dettagli per evitare potenziali spoiler, ho apprezzato moltissimo quale tecnica, quali armi e protezioni, vengono usati da Richard e dal suo amico, perché l'ho trovato un piccolo modo di rendere tributo alle vittime di una pagina buia della storia americana.

Lo stile di Lansdale mi è piaciuto molto: pulito, senza tanti fronzoli, capace di raccontare una piccola storia in modo grande, senza usare chissà quante pagine.
Essenziale, ma non per questo scarno, come la vita di campagna può essere.
Ovviamente consigliato.

10 commenti:

  1. Non avevo mai sentito parlare di questo autore, mi piacciono le storie ambientate nel texas...bella recensione, mi segno questo libro ;)

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  2. Ho sempre sentito parlare di Lansdale ma non ho mai letto nulla di suo, il fatto che il suo stile sia "essenziale" mi intriga molto! Ma ho dei limiti da rispettare sui nuovi acquisti quindi lo tengo in nota e basta per ora XD

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  3. Hai ragione, scegliere un titolo solo fra la sterminata produzione di Lansdale sembra un'impresa impossibile: infatti devo confessarlo, ci avevo quasi rinunciato...
    Ma devo dire che questa sembra una splendida storia di formazione, e un ottimo punto da cui iniziare! Prendo subito nota! *____*

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    1. Per me è stato un'ottimo inizio, e il fatto che un esponente della produzione minore mi sia piaciuto così tanto mi fa ben sperare per quelli più famosi :D

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  4. Leggere questo autore è tra i miei buoni propositi. Voglio partire da qui, sì! ❤️

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  5. Anche per me Lansdale è un autore di cui sento così tanto parlare che se volessi leggerlo non saprei da dove cominciare. Questa potrebbe essere un buon suggerimento! :)

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    1. Non ho ancora letto nient'altro dell'autore quindi forse è presto per dirlo... ma secondo me è un buon punto di inizio :)

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