mercoledì 6 marzo 2019

Le guide del tramonto

Le guide del tramonto, di Arthur C. Clarke.

Grazie, Vonnegut, per avermi spoilerato il finale di questo libro in Se siete felici, fateci caso.

Fine del XX secolo: una razza aliena giunge sulla Terra.
Gigantesche astronavi occupano i cieli del pianeta ma i Superni - così gli uomini chiamano i misteriosi visitatori che per decenni non si mostrano e limitano quanto più possibile i contatti - non hanno intenti bellicosi. Usano i loro straordinari poteri non per conquistare il nostro mondo, ma per imporre la fine di ogni ostilità. Tutte le risorse precedentemente destinate agli armamenti vengono così dirottate verso il progresso e inizia una vera Età dell'Oro. Un lungo periodo di pace e prosperità durante il quale però i Superni non consentono viaggi ed esplorazioni spaziali: "Le stelle non sono per l'uomo" avvertono. Solo Jan Rodricks, inquieto astrofisico, continua a chiedersi cosa ci sia oltre l'atmosfera e cerca un modo per aggirare il divieto.

Arthur C. Clarke è un dei grandi autori di fantascienza classica: per toccarla pianissimo, è quello che ha scritto 2001: Odissea nello spazio, e il suo talento qui l'ho notato per prima cosa nel prologo, che viene chiamato prologo ma in realtà è una prefazione scritta da lui medesimo. Che avrei letto alla fine, se fosse stata chiamata col suo nome, visto che in genere sono composte al 50% da informazioni interessanti per il restante 50% da spoiler. Nel caso in questione c'è qualche vaga anticipazione, ma si tratta principalmente di una riflessione di Clarke sul suo libro alla luce delle scoperte scientifiche e riguardanti l'universo venute dopo, che mi hanno aiutata a rimettere in prospettiva molta della fantascienza classica: l'autore, infatti, fa presente una cosa che non ricordo mai, quando leggo libri degli anni '50 (questo è del 1953), ossia che la conoscenza dello spazio era pochissima.
Noi, oggi, abbiamo sonde su Marte, satelliti, foto, effetti speciali al cinema che ci danno l'impressione di sapere com'è fatto l'universo... ma allora si stavano compiendo i primi passi per arrivarci, cosa ci fosse era lasciato all'immaginazione. Questo "semplice" dettaglio rende ancora più impressionanti i classici della fantascienza.
Le guide del tramonto è un libro particolare: qui, infatti, il viaggio dell'uomo verso le stelle viene fermato prima di cominciare.
La risposta alla domanda "siamo soli nell'universo?" si presenta alla porta del nostro pianeta, in una scena che ha sicuramente lasciato il segno nell'immaginario, visto quanto le somiglia l'arrivo degli alieni in Indipendance Day - sia pure con risultati opposti.
Questi alieni hanno studiato la Terra e gli uomini per migliaia di anni, conoscono usi e costumi, le lingue, e sono qui per prendere in mano le redini del pianeta... in modo molto razionale: basta guerre, basta crudeltà, basta iniquità. Pazienti come un genitore con i figli, i Superni accettano stoicamente le rimostranze dell'uomo (complice la superiorità tecnologica), e con mano ferma mettono la nostra specie su una strada sicura, lontana dall'autodistruzione, rendendo il mondo più equo e totalmente pacifico.
Con un prezzo e una condizione: restare sulla Terra, e non poterli vedere. Se sulla seconda è possibile trattare, sulla prima i Superni sono irremovibili, e noi abbiamo un libro che parla di alieni (o di pacifica invasione aliena) senza mai uscire da sistema solare.
Per molte pagine leggiamo di come è cambiata la vita sul nostro pianeta, di come tanti siano contenti della risoluzione delle cose mentre altri soffrono profondamente per la perdita della libertà, portandoci a chiederci cosa sia migliore: un'esistenza pacifica ma imposta da esseri che non hai mai visto e non sai cosa vogliono a lungo termine, o correre per la tua strada anche se dovrai cadere? Sembra facile preferire la seconda, quando sei nella parte del pianeta che non muore di fame o di guerra.
Una cosa che mi ha sorpresa - non me lo aspettavo per niente - è che ad un certo punto iniziano ad esserci scene dal punto di vista dei Superni, ed è lì che si comincia a capire che non è tutto rose e fiori, che quella che l'umanità sta vivendo è solo una bolla felice, che qualcosa di orribile sta per arrivare, che in effetti - ora che ci pensi - il titolo non è molto allegro e pure quello originale (Childhood's end) non scherza.
Poi arriva la mazzata e all'improvviso ti trovi per le mani uno dei libri più pessimisti, più senza speranza della storia della letteratura, con un finale che non lascia spazio alle interpretazioni.
Sostanzialmente questo è un libro che pur non avendo particolari avvenimenti adrenalinici, tiene incollati alle pagine perché è concepito come un crescendo costante verso il finale, come quei temi musicali che cominciano con una sola nota e più vanno avanti, meno ti senti a tuo agio.

E stavolta mi fermo qui: ci sarebbe molto altro di cui parlare (il rapporto tra gli umani e i Superni; tutta la faccenda della religione, dell'evoluzione, la percezione del tempo, la memoria...), ma se volete approfondire, leggetelo.

4 commenti:

  1. Questo è affascinante *_*
    A livello di stile è molto pesante da leggere?

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    1. Secondo me non particolarmente, anche se c'è voluto un po' prima che ingranasse.

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  2. Pur non amando la fantascienza, questi romanzi che sotto sotto devono parlare più di noi che dell'alieno mi ispirano. Però una bacchettata a Vonnegut per il finale spoilerato!

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    1. Gli spoiler colpiscono a tradimento quando meno te l'aspetti D:

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